domingo, 15 de marzo de 2015

Carte nel vento - Marzo 2015, anno XII, numero 26-presenta alcuni dei finalisti dell’edizione 2014 del Premio Lorenzo Montano:



Sul sito www.anteremedizioni.it è on-line il nuovo numero di “Carte nel vento”, in cui la redazione di “Anterem” presenta alcuni dei finalisti dell’edizione 2014 del Premio Lorenzo Montano: Maria Angela Bedini, Giovanni Campi, Silvia Comoglio, Romano Morelli, Luigi Reitani, Sofia Demetrula Rosati, Greta Rosso, Luigi Severi, Simone Zafferani.

Ricordando a poeti, narratori, saggisti ed editori che fino al 15 aprile 2015 il Premio è aperto a tutti i contributi, scarica il bando della 29^ edizione, auguriamo buona lettura.


La redazione

viernes, 13 de marzo de 2015

EN ROMA:Giancarlo Micheli presentará su novela "INDIE OCCIDENTALI"- Sabato 14 marzo 2015, alle ore 18, presso il Lettere Caffè (via San Francesco a Ripa, 100 Roma)


Sabato 14 marzo 2015, alle ore 18, presso il Lettere Caffè (via San Francesco a Ripa, 100 Roma), verrà presentato il romanzoIndie occidentali (Campanotto, 2008) di Giancarlo Micheli; assieme all’Autore, interverranno Alberto Gaffi e Enza Li Gioi.



rassegna della critica:

Il romanzo Indie occidentali di Giancarlo Micheli mi ha rivelato una scrittura di forte spessore letterario, capace di toccare la sostanza della realtà, piena di riferimenti culturali e storici: il tutto con un forte senso della verità storica, dei conflitti e delle contraddizioni economiche (l'ambiente e l'orizzonte della vicenda è davvero di grande interesse). [leggi tutto]
Giulio Ferroni
in Literary (n.3/2014)

Questa è la chiave utopica del racconto che Micheli sviluppa con meticolosa cura artigianale, da scrittore per vocazione; consiglio, dunque, una lettura riflessiva di questo romanzo, proporzionata alla cura che è stata impiegata nello scriverlo. [leggi tutto]
Manlio Cancogni
 in La Mosca di Milano (n.21 – dicembre 2009)

Empatia e agnizione, dunque. E lingua. Micheli è anzitutto un grande scrittore, è un narratore di “prima”, un cesellatore d’incanti linguistici. A rigore, la lingua del narratore stacca verso l’alto del sublimis, la lingua dei personaggi riflette una polifonia propria al basso del piscatorius. Micheli parla la lingua dello scrittore culto, il personaggio, un’altra lingua, la lingua della sua cultura. Non è un caso, è uno studio, è l’onestà. Verrebbe da scrivere, la bellezza interiore di ciò che nel romanzo più immane: lo stile. [leggi tutto]
Neil Novello
in Erba d’Arno (n.130/1, 2013)

Micheli è al secondo romanzo. Il primo era intitolato Elegia provinciale. Entrambi sono notevoli per le caratteristiche della scrittu­ra, molto lavorata. La lezione di Gadda è eviden­te nell'ampio spettro della invenzione linguistica.[leggi tutto]
Romano Luperini
 in l’immaginazione (250, novembre 2009)

Sono gli anni delle prime, drammatiche rivendicazioni sindacali, sul cui sfondo il romanzo procede spedito, riservando uno spazio sempre maggiore alla figlia della coppia, la piccola Eugenia, alla quale spetterà di annodare gli ultimi nodi della trama. Un epilogo inatteso e struggente, nel quale la metafora del teatro, già evocata nell’ouverture pucciniana, si rivelerà in tutta la sua urgenza di struttura e significato. [leggi tutto]
 Alessandro Zaccuri
in Avvenire (Luglio 2009)

Il grande merito del libro è poi quello di inserirsi nella più grande tradizione europea, quella ricerca linguistica forzatamente realistica che Auerbach riscontrò in Mimesisnei maggiori autori della nostra storia. [leggi tutto]
Matteo Chiavarone
in ilRecensore.com (Luglio2009)

Il profilo ancipite dell’andamento scrittorio di Micheli, il movimento incessante, convulso tra una lingua alta e unabassa aggioga la più gloriosa tradizione linguistica della letteratura italiana, la dorsale pluriliguistica che da Dante porta a Gadda per gloriose stazioni intermedie: Folengo, Dossi, D’Arrigo, Pasolini o – per altre letterature – quel che significa, a titolo d’esempio, l’argot nell’opera di Jean Genet. [leggi tutto]
   Neil Novello
in Rivista di studi italiani (Anno XXXI, n° 1, Giugno 2013) 

Nelle sue pagine, Giancarlo Micheli, sotto la forma del romanzo, ci spiega di “che lagrime grondi e di che sangue” la società che si andava forgiando oltre Atlantico nei primi anni del secolo scorso. E lo fa alla sua maniera, personalissima. Facendo parlare uomini e donne posti ora ai gradini più bassi, ora ai vertici della scala sociale, colti nelle loro miserie e grandezze, egoismi e generosità. Felici invenzioni narrative si intrecciano con una puntuale e dettagliatissima ricostruzione storico/documentaria. [leggi tutto]
Luciano Luciani
in Patria Indipendente (Maggio 2009)

Sulla storia, con abile maestria, Micheli innesta l’incanto della fantasia nel cammino evolutivo di due soggetti ‘innamorati’, di una figlia bambina che inaspettatamente ritroviamo signorina nell’ultimo capitolo, e di una folta schiera di comparse (hobos, lavoratori occasionali e nomadi; tramps, barboni e non lavoratori; bums, fannulloni e ubriaconi) e coprotagonisti più o meno flat (Ernesto, Venanzio, il Sor Clemente, il capitano Burns, il caposquadra Nathaniel) oround (la spigliata e determinata Sophonisba, l’irrequieta e affascinante Olga e suo padre Pietro Botto), secondo le categorie di forsteriana memoria e le necessità imposte dalla partitura. [leggi tutto]
Fabio Flego
in Quaderni di Farestoria (Anno XIII, n.2)

Nel romanzo Indie occidentali Giancarlo Micheli rivela capacità di lettura del mondo e dell’intimo umano rare e preziose. Si può dire che quest’opera, edita da Campanotto nel 2008, sia un "punto d'approdo" della ricerca culturale dell’autore e delle sue innumerevoli esperienze nei vari settori artistico-letterari, che lo hanno portato all'elaborazione di una Weltanschauung tutta incentrata sul concetto ricoeuriano della "memoria naturalis", di chiara derivazione dalla "Ars Memoriae" agostiniana, in quanto "zetesis" (ricerca) e "anamnesis" (recupero), in quanto presa di coscienza dell'oblio che la minaccia e, inoltre, superamento dello stesso patto tra memoria e passato per via di quella che Paul Ricoeur definì "alchimia dell'immaginazione", quale si attua nella scrittura interiore. [leggi tutto]
 Roberta Raggioli
in Alleo – discovering contemporary cultures (settembre 2009)

Insomma Micheli non si lascia intimidire dalla forma-romanzo: se ha bisogno di iniziare un capitolo con note di privato intimismo, oppure ricostruendo il quadro dei sommovimenti politici di un dato momento, o ancora lasciarsi andare in chiusura a un quadro corale, lo fa: in ossequio a una convinzione interiore che ha la meglio sulle convenienze delle convenzioni letterarie. [leggi tutto]
Ciro Bertini
 in IBazar (www.bazarweb.i-node.it)

«Indie occidentali», frutto di una meticolosa ricerca storica, ambientale e socio culturale, che inserisce il dialetto degli immigrati e l'inglese locale dentro un registro linguistico alto con cui Giancarlo Micheli continua la sua crociata contro il decadimento dell'Italiano, offre una occasione di riflessione sul passato, perché guardiamo con occhi diversi la miseria e la emarginazione che sono un problema ancora attuale. [leggi tutto]
Marisa Cecchetti

in La Nazione – Lucca (9 Novembre 2008)

jueves, 12 de marzo de 2015

DR. ARTURO HUMBERTO ILLIA, EL MEJOR PRESIDENTE QUE TUVO LA REPUBLICA ARGENTINA. IN MEMORIAM.

















....EJEMPLO DE POLITICO....
....pero a algunos les conviene que esas cosas no se recuerden.


Nunca lo nombran para nada , ni siquiera recuerdan que tuvo el presupuesto de educación más alto de la historia, que pagó la deuda externa, que luego otros se ocuparon de volver a acrecentar, que en su gobierno se sancionó la ley de salario mínimo, vital y móvil, que la CGT le hizo 40 paros , que después los sindicalistas que ayudaron a voltearlo se abrazaban con Onganía (después este les cerró los sindicatos, en agradecimiento, seguramente), en fin, así es nuestro país .......
Subject: ILLIA EN PIJAMA --- VALE LA PENA LEERLO
DEDICADO A LOS MÁS JÓVENES QUE NO LO CONOCIERON...

Illia en pijama

Fue derrocado por sus aciertos y no por sus errores.
Tuvo el coraje de meter el bisturí en los dos negocios que incluso hoy más facturan en el planeta:

los medicamentos y el petróleo. Fue la ética sentada en el sillón de Rivadavia --------------------------------
El sábado, en su glorioso recital, Jairo contó una vivencia estremecedora de su Cruz del Eje natal.


Una madrugada su hermanita no paraba de temblar mientras se iba poniendo morada. Sus padres estaban desesperados. No sabían que hacer. 

Temían que se les muriera y fueron a golpear la puerta de la casa del médico del pueblo.


El doctor Arturo Illia se puso un sobretodo sobre el pijama , se trepó a su bicicleta y pedaleó hasta la casa de los González.


Apenas vio a la nenita dijo: “ Hipotermia ”.
- “ No se si mi padre entendió lo que esa palabra rara quería decir ”, contó Jairo.


La sabiduría del médico ordenó algo muy simple y profundo.


Que el padre se sacara la camisa, el abrigo y que con su torso desnudo abrazara fuertemente a la chiquita a la que cubrieron con un par de mantas.


- “ ¿ No le va a dar un remedio, doctor ? ”, preguntó ansiosa la madre.


Y Arturo Illia le dijo que para esos temblores no había mejor medicamento que el calor del cuerpo de su padre.


A la hora la chiquita empezó a recuperar los colores. Y a las 5 de la mañana, cuando ya estaba totalmente repuesta, don Arturo se puso otra vez su gastado sobretodo, se subió a la bicicleta y se perdió en la noche.


Jairo dijo que lo contó por primera vez en su vida.


Tal vez esa sabiduría popular, esa actitud solidaria, esa austeridad franciscana lo marcó para siempre.


El teatro se llenó de lágrimas.


Los aplausos en la sala denotaron que gran parte de la gente sabía quien había sido ese médico rural que llegó a ser presidente de la Nación.


Pero afuera me di cuenta que muchos jóvenes desconocían la dimensión ética de aquél hombre sencillo y patriota.


Y les prometí que hoy, en esta columna les iba a contar algo de lo que fue esa leyenda republicana.


Llegó a la presidencia en 1963, el mismo año en que el mundo se conmovía por el asesinato de John Fitzgerald Kennedy y lloraba la muerte del Papa Bueno, Juan XXIII.


Tal vez no fue una casualidad. El mismo día que murió Juan XXIII nació Illia como un presidente bueno.


Hoy todos los colocan en el altar de los próceres de la democracia.


Le doy apenas alguna cifras para tomar 
dimensión de lo que fue su gobierno.


El Producto Bruto Interno (PBI ) en 1964 creció el 10,3 % y en 1965 el 9,1 %. “ Tasas chinas ”, diríamos ahora.


En los dos años anteriores, el país no había crecido, había tenido números negativos. Ese año la desocupación era del 6,1 %.


Asumió con 23 millones de dólares de reservas en el Banco Central y cuando se fue había 363 millones. Parece de otro planeta.


Pero quiero ser lo mas riguroso posible con la historia. Argentina tampoco era un paraíso.


El gobierno tenía una gran debilidad de origen. Había asumido aquel 12 de octubre de 1963 solamente con el 25,2 % de los votos y en elecciones donde el peronismo estuvo proscripto.


Le doy un dato más: el voto en blanco rozó el 20 % y por lo tanto el radicalismo no tuvo mayoría en el Congreso.


Tampoco hay que olvidar el encarnizado plan del lucha que el Lobo Vandor y el sindicalismo peronista le hizo para debilitarlo sin piedad.


Por supuesto que el gobierno también tenía errores como todos los gobiernos.


Pero la gran verdad es que Illia fue derrocado por sus aciertos y no por sus errores. Por su histórica honradez, por la autonomía frente a los poderosos de adentro y de afuera.


Tuvo el coraje de meter el bisturí en los dos negocios que incluso hoy mas facturan en el planeta: los medicamentos y el petróleo.


Nunca le perdonaron tanta independencia. Por eso le hicieron la cruz y le apuntaron los cañones.


Por eso digo que a Illia lo voltearon los militares fascistas como Onganía que defendían los intereses económicos de los monopolios extranjeros.


El lo dijo con toda claridad: a mi me derrocaron las 20 manzanas que rodean a la Casa de Gobierno.


Nunca más un presidente en nuestro país volvió a viajar en subte o a tomar café en los bolichones.


Nunca más un presidente hizo lo que el hizo con los fondos reservados: no los tocó.


Nació en Pergamino pero se encariñó con Cruz del Eje donde ejerció su vocación de arte de curar personas con la medicina y de curar sociedades con la política.
Allí conoció a don González el padre de Marito, es decir de Jairo.


Atendió a los humildes y peleó por la libertad y la justicia para todos.


A Don Arturo Humberto Illia lo vamos a extrañar por el resto de nuestros días.
Porque hacía sin robar.


Porque se fue del gobierno mucho más pobre de lo que entró y eso que entró pobre.


Su modesta casa y el consultorio fueron donaciones de los vecinos y en los últimos días de su vida atendía en la panadería de un amigo.


Fue la ética sentada en el sillón de Rivadavia.


Yo tenía 11 años cuando los golpistas lo arrancaron de la casa de gobierno.


Mi padre que lo había votado y lo 
admiraba profundamente se agarró la cabeza y me dijo:


- Pobre de nosotros los argentinos. Todavía no sabemos los dramas que nos esperan.


Y mi viejo tuvo razón.


Mucha tragedia le esperaba a este bendito país.


Yo tenía 11 años pero todavía recuerdo su cabeza blanca, su frente alta y su conciencia limpia.
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Marito "Jairo" González

Algunos comentarios:

· Silvana Saracho Político de raza,un hombre con los valores y principios que hoy prácticamente no existen.
Clari Goycoechea no lo se, solo que cayó, porque lucho en contra de los laboratorios, por el petróleo y otras cosas más, mea culpa, desde el peronismo también lo subestimamos en esa época. Desde la veredea del frente un homenaje para este señor!!! un demócrata, un republicano!!



Teresa Ternavasio ¡Gracias Leonor!. Los argentinos debemos tomar conciencia de las cosas como son, de una vez por todas,
10 de marzo


  • Ana Sierra ME ALEGRA QUE HAYA ALGUIEN QUE CONSERVE EL SENTIDO COMÚN PARA RECORDAR DE ESTA MANERA A UN HOMBRE HONESTO, SABIO, JUSTO Y FIEL A SUS PRINCIPIOS. TODAVÍA ME DUELEN "LOS EMPUJONES"DE LOS NECIOS Y COBARDES Y LA PASIVIDAD CON QUE EL PUEBLO ACEPTÓ ESTE ATROPELLO, YA QUE TANTO SE HABLA DE LA MEMORIA QUE SEA TAMBIÉN " MEMORIA PARA UN DEMÓCRATA LIMPIO " " MEMORIA PARA TODO LOS ACTOS QUE SE COMETIERON Y QUE POR AÑOS HAN HECHO DIFERENCIAS PARA EL RECUERDO.

FUENTE: FACEBOOK.

martes, 10 de marzo de 2015

Poemas de CRISTINA PERI ROSSI (BABELONIA Opúsculo virtual de poesía 18/2015)




Poemas de CRISTINA PERI ROSSI (*)

AQUELLA NOCHE

La noche en que nos conocimos
yo empecé a perder
La cerilla explotó
y me quemó los dedos
manché mi blusa con el vino
Olvidé por completo el nombre
del mes y del día
Tanta turbación
sólo podía ser la prueba
de un deseo muy grande
tan grande
que ni tú misma
podías satisfacer.


AFRODITA

Y está triste
como una silla abandonada
en la mitad del patio azul
Los pájaros la rodean
Cae una aguja
Las hojas resbalan
sin tocarla
Y está triste
en mitad del patio
con la mirada baja
los pechos alicaídos
dos palomas tardas
Y un collar
sin perro
en la mano
Como una silla vacía.

BABEL DESNUDA

Babel, desnuda, acaba de nacer.
Babel, desnuda, es como un niño ciego,
no tiene ojos
y mira, horrorizada,
con los ojos del tacto
que descubren superficies
que no siempre es amable tocar.
Babel, desnuda,
palpa, toca, roza, empuja, oprime:
sus manos son las palabras
de un mudo
que en el terror del silencio
sabe que hay un secreto.

BITÁCORA

No conoce el arte de la navegación
quien no ha bogado en el vientre
de una mujer, remado en ella,
naufragado
y sobrevivido en una de sus playas.


DEDICATORIA

La literatura nos separó: todo lo que supe de ti
lo aprendí en los libros
y a lo que faltaba,
yo le puse palabras.

DESPUÉS

Y ahora se inicia
la pequeña vida
del sobreviviente de la catástrofe del amor:
Hola, perros pequeños,
hola, vagabundos,
hola, autobuses y transeúntes.
Soy una niña de pecho
acabo de nacer
del terrible parto del amor.
Ya no amo.
Ahora puedo ejercer en el mundo
inscribirme en él
soy una pieza más del engranaje.
Ya no estoy loca.


DISTANCIA JUSTA

En el amor, y en el boxeo
todo es cuestión de distancia
Si te acercas demasiado me excito
me asusto
me obnubilo digo tonterías
me echo a temblar
pero si estás lejos
sufro entristezco
me desvelo
y escribo poemas.


ERÓTICA

Tu placer es lento y duro
viene de lejos
retumba en las entrañas
como las sordas
sacudidas de un volcán
dormido hace siglos bajo la tierra
y sonámbulo todavía
Como las lentas evoluciones de una esfera
en perpetuo e imperceptible movimiento
Ruge al despertar
despide espuma
arranca a los animales de sus cuevas
arrastra un lodo antiguo
y sacude las raíces
Tu placer
lentamente asciende
envuelto en el vaho del magma primigenio
y hay plumas de pájaros rotos en tu pelo
y muge la garganta de un terrón
extraído del fondo
como una piedra.
Tu placer, animal escaso.


ESCORADO

Mirándola dormir
dejé que el barco se inclinara
lentamente hacia un costado
precisamente el costado
sobre el que ella dormía
apoyando apenas la mejilla izquierda
el ojo azul
la pena negra de los sueños
y por verla dormir
me olvidé de maniobrar
pensando en las palabras de un poema
que todavía no se ha escrito
y por ello
era el mejor de todos los poemas
tan sereno
tan sutil como su piel de mujer casi dormida
casi despierta,
tan perfecto como su presencia inaccesible
sobre la cama,
proximidad engañosa de contemplarla
como si realmente pudiera poseerla
allá en una zona transparente
donde no llegan las sílabas orando
ni el clamor de las miradas
que quieren acercarse
en la falsa hipócrita intimidad de los sueños.

ESCORIACIÓN

Herida que queda, luego del amor, al costado del cuerpo.
Tajo profundo, lleno de peces y bocas rojas,
donde la sal duele, y arde el yodo,
que corre todo a lo largo del buque,
que deja pasar la espuma,
que tiene un ojo triste en el centro.
En la actividad de navegar,
como en el ejercicio del amor,
ningún marino, ningún capitán,
ningún armador, ningún amante,
han podido evitar esa suerte de heridas,
escoriaciones profundas, que tienen el largo del cuerpo
y la profundidad del mar,
cuya cicatriz no desaparece nunca,
y llevamos como estigmas de pasadas navegaciones,
de otras travesías. Por el número de escoriaciones
del buque, conocemos la cantidad de sus viajes;
por las escoriaciones de nuestra piel,
cuántas veces hemos amado.


INVOCACIÓN

Si el lenguaje
este modo austero
de convocarte
en medio de fríos rascacielos
y ciudades europeas
fuera
el modo
de hacer el amor entre sonidos
o el modo
de meterme entre tu pelo

LA PASIÓN

Salimos del amor
como de una catástrofe aérea
Habíamos perdido la ropa
los papeles
a mí me faltaba un diente
y a ti la noción del tiempo
¿Era un año largo como un siglo
o un siglo corto como un día?
Por los muebles
por la casa
despojos rotos:
vasos fotos libros deshojados
Éramos los sobrevivientes
de un derrumbe
de un volcán
de las aguas arrebatadas
y nos despedimos con la vaga sensación
de haber sobrevivido
aunque no sabíamos para qué.


LAS PALABRAS SON ESPECTROS...

Las palabras son espectros
piedras abracadabras
que saltan los sellos
de la memoria antigua
Y los poetas celebran la fiesta
del lenguaje
bajo el peso de la invocación
Los poetas inflaman las hogueras
que iluminan los rostros eternos
de los viejos ídolos
Cuando los sellos saltan
el hombre descubre
la huella de sus antepasados
El futuro es la sombra del pasado
en los rojos rescoldos de un fuego
venido de lejos,
no se sabe de dónde.


MANUAL DEL MARINERO

Llevados varios días de navegación
y por no tener nada que hacer
estando la mar en calma
los recuerdos vigilantes
por no poder dormir,
por llevarte en la memoria
por no poder olvidar la forma de tus pies
el suave movimiento de ancas a estribor
tus sueños iodados
peces voladores
por no perderte en la casa del mar
me puse a hacer
un manual del marinero,
para que todos supieran cómo amarte, en caso de naufragio,
para que todos supieran cómo navegar
en caso de maniobras
y por si acaso
hacer señales
llamar con la o que es roja y amarilla
llamarte con la i
que tiene un círculo negro como un pozo
llamarte desde el rectángulo azul de la ese
suplicarte con el rombo de la efe
o los triángulos de la zeta,
tan ardientes como el follaje de tu pubis.
Llamarte con la i
hacer señales
alzar la mano izquierda con la bandera de la ele,
subir ambos brazos para dibujar
-en el relente nocturno-
las dulzuras lúgubres de la u.


MENSAJES

Cómo amaba los manuscritos de tus manos
en la alfombra
en la mesa de todos los días
en los mansos atardeceres
en el polvo de la ventana
en la monótona arena de la playa
Mansas manos
mensajes monosilábicos
Pero nunca supiste qué palabra escribías.


NAVEGACIÓN

En las mansas corrientes de tus manos
y en tus manos que son tormenta
en la nave divagante de tus ojos
que tienen rumbo seguro
en la redondez de tu vientre
como una esfera perpetuamente inacabada
en la morosidad de tus palabras
veloces como fieras fugitivas
en la suavidad de tu piel
ardiendo en ciudades incendiadas
en el lunar único de tu brazo
anclé la nave.
Navegaríamos,
si el tiempo hubiera sido favorable.


NO QUISIERA QUE LLOVIERA...

No quisiera que lloviera
te lo juro
que lloviera en esta ciudad
sin ti
y escuchar los ruidos del agua
al bajar
y pensar que allí donde estás viviendo
sin mí
llueve sobre la misma ciudad
Quizá tengas el cabello mojado
el teléfono a mano
que no usas
para llamarme
para decirme
esta noche te amo
me inundan los recuerdos de ti
discúlpame,
la literatura me mató
pero te le parecías tanto.

***
ORACIÓN

Líbranos, Señor,
de encontrarnos
años después,
con nuestros grandes amores.

***
Plenilunio
Por cada mujer
que muere en ti
majestuosa
digna
malva
una mujer
nace en plenilunio
para los placeres solitarios
de la imaginación traductora.


Cristina Peri Rossi (*): poeta y novelista uruguaya nacida en Montevideo, Uruguay,en 1941. Su madre, maestra, la inició en el amor a la literatura y la música, y la instruyó en los ideales feministas de igualdad. Trabajó y estudió hasta licenciarse en Literatura Comparada, cuya enseñanza ha ejercido durante muchos años. Su primera colección poética constituyó un pequeño escándalo por su erotismo y sus transgresiones sexuales. Tras el golpe militar uruguayo tuvo que exiliarse en Europa desde 1972. Obtuvo la nacionalidad española en 1974. Desde entonces ha publicado varios libros que han gozado del aprecio de la crítica y los lectores: «Evohé» en 1971, «Descripción de un naufragio» en 1974, «Diáspora» en 1976, «Lingüística general» en 1979, «Europa después de la lluvia» en 1987, «Babel bárbara» en 1991, «Otra vez Eros» en 1994, y «Aquella noche» en 1996. Su obra ha sido traducida a varios idiomas y galardonada con los más prestigiosos premios literarios, entre los que se encuentra el Premio Internacional de Poesía Rafael Alberti, obtenido en enero de 2003 y el Premio Loewe 2008.

BABELONIA
Opúsculo virtual de poesía 18/2015
fuente: PIERO DE VICARI- FACEBOOK-
















lunes, 9 de marzo de 2015

Norma Lidia Mendiara, artista plástica y poeta argentina, nos define a la MUJER !!!














Norma L. Mendiara

''MUJER''


Mujer eres el sol de la mañana
que abraza ilusiones.
Mujer eres la noche de desvelos
que acaricia sentimientos.
Mujer eres el Alma desnuda
que llora sus temores.
Mujer eres el brillo de la luna
que cobija sus retoños.
Mujer eres la mano incondicional
que escribe cada historia.
Mujer eres el fuego del amor
que se derrite en esperanzas.
Mujer eres la fuerza de la Vida 
que llena de rosas las espinas.
Mujer eres el duro roble
que el viento no doblega.
Mujer eres la madre
que da luz mitigando ansiedades.
Mujer eres la madre
que esconde su dolor
cuando sus polluelos emprenden su vuelo.
Mujer eres la hermana que llora
cuando tus dolores se agigantan.
Mujer eres la amiga leal
que ofrece sus hombros cuando una pena.
Mujer eres la fiel amante
que descubre sus pasiones escondidas.
Mujer eres la inteligencia misma
que superas momentos cuando la experiencia no te alcanza.
Mujer eres la cálida sonrisa
que aprende a esconder una lágrima.
Mujer eres la templanza misma
que el Señor te modeló con paciencia.
Mujer eres amor y melancolía
que recorre el río de la Vida.
Mujer...tómate de tu mano
y deja huellas cuando partas.
Mujer....eres simplemente MUJER !!!!



Norma Lidia Mendiara 

Norma Lidia Mendiara nace en Punta Alta,Provincia de Buenos Aires,Argentina,el 23 de Marzo de 1954.

Cursa sus estudios Primarios y 
parte de los Secundarios en 
Victorica,La Pampa,Argentina.
Culmina sus estudios 
Secundarios yTerciarios en 
Santa Rosa,La Pampa,donde 
obtiene su título de Profesora 
Elemental para la Enseñanza 
Primaria.

En la misma ciudad termina 
sus estudios de Inglés
rindiendo sus exámenes en la
Asociación Argentina de
Cultura Inglesa de la ciudad
de Buenos Aires, Argentina.

Trabaja como docente en 
Escuelas Primarias por el 
término de 8 años y luego 
como Profesora de Inglés en
distintos Establecimientos
Educativos de Victorica y
la zona.Allí crea su propio
Instituto de Inglés hasta el
año 2.013 cuando se radica en
la ciudad de Córdoba,
Argentina donde se 

desempeña como Secretaria 
Docente en un Establecimiento 
Secundario hasta el año 2.011,
en que culmina su tarea
Docente.

Comienza a escribir poemas 
desde que era una  

adolescente los cuales 
guarda como el más preciado 
tesoro.Nunca deja de escribir 
poemas y largas poesías...
sentires....

También desde muy joven 
comienza a pintar sobre telas, 
con acrílicos.En el año 2008 
retoma sus pinturas con 

acrílico sobre lienzo siempre 
como autodidacta.

Poco tiempo después 
experimenta con óleos,
témperas,acuarelas, acrílico,
tinta china y lápices pastel  
sobre bastidores, lienzos y 

papel.
Sentimientos que conjuga en 
poemas que acompaña a 

cada pintura.

Es amante del Arte en todas 
sus expresiones ya que 
además de pintar y escribir 
poemas encuentra en la 
fotografía otra de sus facetas 
artísticas conjuntamente con 
la Escultura.

Está cursando sus primeras 
clases de Escultura en la 
actualidad.
Sentetiza su aficción por el 
Arte diciendo que :''Los 
pinceles son sus sentires y 
la paleta y la pluma su Alma''.



MUESTRA COLECTIVA:

1.

Desde el 15 al 30  de Mayo 
del año 2014 realiza su 
Primera Muestra de Arte 
Colectiva como 
''Acercando Distancias'',
conjuntamente con dos 
artistas plásticas, en una 
Galería de Arte ''Bastón 
del Moro''en la ciudad de 
Córdoba,Argentina.

2.

Participa como expositora 
en la Galería de Arte : 
''BASTÓN DEL MORO,
Nva. Córdoba, Córdoba,
Argentina en la Muestra 
Colectiva I Aniversario 
realizada desde el 1 de 
Agosto al 14 de Agosto 
de 2014.

3.

Realiza su Segunda 
Muestra de Arte como 
''Acercando Distancias'' en 
el Salón de Convenciones,
Dirección de Cultura, 
Secretaría General de la 
Municipalidad de Villa 
Carlos Paz, Córdoba,
Argentina desde el 19 de 
Agosto al 19  de Septiembre 
de 2014.

4.

Realiza su Tercer Muestra 
Colectiva como ''Acercando 
Distancias'', en esta 
oportunidad con una invitada  
especial la Arquitecta Marcela 
Francia en Villa de Merlo,San 
Luis,Argentina, desde el 15 al 
31 de Enero de 2015.


  
OTRAS ACTIVIDADES:
 
-Es administradora de IPHONEOGRAPHY UA,una página de fotografía de Ucrania.
-Participa activamente en una página de Inglés de Córdoba.
-Sus poemas son publicados en la ''Guía Cultural de Córdoba'',Argentina siempre acompañados con sus obras y/o imágenes de la web.
-Comienza a estudiar Escultura con el Profesor Álvaro Sosa en Abril del año 2014, actividad que continúa a la fecha.
 

OBJETIVOS :

Piensa editar una Antología donde volcará todos sus poemas los cuales hasta ahora se han mostrado algunos en la ''Guía Cultural de Córdoba'',Argentina y en el Blog de PÁGINA-1- JOSÉ PIVÍN- NORMA LIDIA MENDIARA e inclusive en el Blog personal del poeta José Pivín de Haifa,Israel.




Nota del Editor:

La poesía la publicó Norma en su Facebook y su CV-Hoja de vida 
me la envió ella con anterioridad.

Publico hoy esta hermosa poesía 
que ella escribió especialmente 
por ser el 8 de Marzo el Día 
Internacional de la Mujer, para 
goce de los lectores.


Lic. Jose Pivín
frente al puerto de Haifa
frente al mar Mediterráneo