Sabato
14 marzo 2015, alle ore 18, presso il Lettere Caffè (via San Francesco a Ripa,
100 Roma), verrà presentato il romanzoIndie occidentali (Campanotto,
2008) di Giancarlo Micheli; assieme all’Autore, interverranno Alberto Gaffi e
Enza Li Gioi.
rassegna
della critica:
Il
romanzo Indie occidentali di Giancarlo Micheli mi ha rivelato
una scrittura di forte spessore letterario, capace di toccare la sostanza della
realtà, piena di riferimenti culturali e storici: il tutto con un forte senso
della verità storica, dei conflitti e delle contraddizioni economiche
(l'ambiente e l'orizzonte della vicenda è davvero di grande interesse). [leggi tutto]
Giulio
Ferroni
in Literary (n.3/2014)
Questa è
la chiave utopica del racconto che Micheli sviluppa con meticolosa cura
artigianale, da scrittore per vocazione; consiglio, dunque, una lettura
riflessiva di questo romanzo, proporzionata alla cura che è stata impiegata
nello scriverlo. [leggi tutto]
Manlio
Cancogni
in La
Mosca di Milano (n.21 – dicembre 2009)
Empatia
e agnizione, dunque. E lingua. Micheli è anzitutto un grande scrittore, è un
narratore di “prima”, un cesellatore d’incanti linguistici. A rigore, la lingua
del narratore stacca verso l’alto del sublimis, la lingua dei
personaggi riflette una polifonia propria al basso del piscatorius.
Micheli parla la lingua dello scrittore culto, il personaggio,
un’altra lingua, la lingua della sua cultura. Non è un caso, è uno studio, è
l’onestà. Verrebbe da scrivere, la bellezza interiore di ciò che nel romanzo
più immane: lo stile. [leggi tutto]
Neil
Novello
in Erba
d’Arno (n.130/1, 2013)
Micheli è
al secondo romanzo. Il primo era intitolato Elegia provinciale. Entrambi
sono notevoli per le caratteristiche della scrittura, molto lavorata. La
lezione di Gadda è evidente nell'ampio spettro della invenzione linguistica.[leggi tutto]
Romano
Luperini
in l’immaginazione (250,
novembre 2009)
Sono gli
anni delle prime, drammatiche rivendicazioni sindacali, sul cui sfondo il
romanzo procede spedito, riservando uno spazio sempre maggiore alla figlia
della coppia, la piccola Eugenia, alla quale spetterà di annodare gli ultimi
nodi della trama. Un epilogo inatteso e struggente, nel quale la metafora del
teatro, già evocata nell’ouverture pucciniana, si rivelerà in tutta la sua
urgenza di struttura e significato. [leggi tutto]
Alessandro
Zaccuri
in Avvenire (Luglio
2009)
Il
grande merito del libro è poi quello di inserirsi nella più grande
tradizione europea, quella ricerca linguistica forzatamente realistica che
Auerbach riscontrò in Mimesisnei maggiori autori della nostra
storia. [leggi tutto]
Matteo Chiavarone
in ilRecensore.com (Luglio2009)
Il
profilo ancipite dell’andamento scrittorio di Micheli, il movimento incessante,
convulso tra una lingua alta e unabassa aggioga la
più gloriosa tradizione linguistica della letteratura italiana, la dorsale
pluriliguistica che da Dante porta a Gadda per gloriose stazioni intermedie:
Folengo, Dossi, D’Arrigo, Pasolini o – per altre letterature – quel che
significa, a titolo d’esempio, l’argot nell’opera di Jean Genet. [leggi tutto]
Neil
Novello
in Rivista
di studi italiani (Anno XXXI, n° 1, Giugno 2013)
Nelle
sue pagine, Giancarlo Micheli, sotto la forma del romanzo, ci spiega di “che
lagrime grondi e di che sangue” la società che si andava forgiando oltre
Atlantico nei primi anni del secolo scorso. E lo fa alla sua maniera,
personalissima. Facendo parlare uomini e donne posti ora ai gradini più bassi,
ora ai vertici della scala sociale, colti nelle loro miserie e grandezze,
egoismi e generosità. Felici invenzioni narrative si intrecciano con una
puntuale e dettagliatissima ricostruzione storico/documentaria. [leggi tutto]
Luciano
Luciani
in Patria
Indipendente (Maggio 2009)
Sulla
storia, con abile maestria, Micheli innesta l’incanto della fantasia nel
cammino evolutivo di due soggetti ‘innamorati’, di una figlia bambina che
inaspettatamente ritroviamo signorina nell’ultimo capitolo, e di una folta
schiera di comparse (hobos, lavoratori occasionali e nomadi; tramps,
barboni e non lavoratori; bums, fannulloni e ubriaconi) e
coprotagonisti più o meno flat (Ernesto, Venanzio, il Sor
Clemente, il capitano Burns, il caposquadra Nathaniel) oround (la
spigliata e determinata Sophonisba, l’irrequieta e affascinante Olga e suo
padre Pietro Botto), secondo le categorie di forsteriana memoria e le necessità
imposte dalla partitura. [leggi tutto]
Fabio
Flego
in Quaderni
di Farestoria (Anno XIII, n.2)
Nel romanzo Indie
occidentali Giancarlo Micheli rivela capacità di lettura del mondo e
dell’intimo umano rare e preziose. Si può dire che quest’opera, edita da
Campanotto nel 2008, sia un "punto d'approdo" della ricerca culturale
dell’autore e delle sue innumerevoli esperienze nei vari
settori artistico-letterari, che lo hanno portato all'elaborazione di una
Weltanschauung tutta incentrata sul concetto ricoeuriano della
"memoria naturalis", di chiara derivazione dalla "Ars Memoriae"
agostiniana, in quanto "zetesis" (ricerca) e "anamnesis"
(recupero), in quanto presa di coscienza dell'oblio che la minaccia e, inoltre,
superamento dello stesso patto tra memoria e passato per via di quella che Paul
Ricoeur definì "alchimia dell'immaginazione", quale si attua nella scrittura
interiore. [leggi tutto]
Roberta
Raggioli
in Alleo
– discovering contemporary cultures (settembre 2009)
Insomma
Micheli non si lascia intimidire dalla forma-romanzo: se ha bisogno di iniziare
un capitolo con note di privato intimismo, oppure ricostruendo il quadro dei
sommovimenti politici di un dato momento, o ancora lasciarsi andare in chiusura
a un quadro corale, lo fa: in ossequio a una convinzione interiore che ha la
meglio sulle convenienze delle convenzioni letterarie. [leggi tutto]
Ciro
Bertini
in IBazar (www.bazarweb.i-node.it)
«Indie
occidentali», frutto di una meticolosa ricerca storica, ambientale e socio
culturale, che inserisce il dialetto degli immigrati e l'inglese locale dentro
un registro linguistico alto con cui Giancarlo Micheli continua la sua crociata
contro il decadimento dell'Italiano, offre una occasione di riflessione sul
passato, perché guardiamo con occhi diversi la miseria e la emarginazione che
sono un problema ancora attuale. [leggi tutto]
Marisa
Cecchetti
in La
Nazione – Lucca (9 Novembre 2008)
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